La facciata della Sinagoga di Vercelli

La facciata della Sinagoga di Vercelli

La sinagoga di Vercelli, collocata nell’antico ghetto, è un bell’esempio di sinagoga monumentale ottocentesca “dell’emancipazione”. Nella stessa area dove sorge oggi, si trovava infatti un piccolo oratorio del 1740, stesso anno di inaugurazione del ghetto. Con l’emancipazione del 1848 la numerosa comunità ebraica di Vercelli, che contava oltre 600 persone, volle un tempio che sottolineasse il suo prestigio in città: il progetto, inizialmente affidato all’architetto vercellese Marco Treves, che già aveva ideato la sinagoga di Firenze, fu poi concluso dall’architetto Giuseppe Locarni nel 1878.

L’edificio si presenta in stile moresco, secondo la moda inaugurata nel 1858 con la sinagoga di Vienna, seguita da Budapest, Praga, Cracovia e Firenze: una grande facciata a bande bianche e azzurre in pietra arenaria, coronata da merlature e torrette con cupole a cipolle e affiancata da due massicci torrioni laterali decorati anch’essi con cupolette a cipolla.

All’interno le tre navate sono decorate da motivi geometrici e un arioso matroneo si affaccia sulla navata centrale. Alle decorazioni contribuirono vari artisti vercellesi, tra cui l’impresa dei fratelli Bona, il pittore Carlo Costa, lo scultore Ercole Villa e l’artista del vetro Michele Fornari. In controfacciata, racchiuso in una cassa lignea neogotica divisa in sette campi, è collocato un organo a trasmissione integralmente meccanica a 61 + 20 note.

Dopo un periodo di grave degrado, anche in conseguenza del declino demografico della comunità ebraica di Vercelli, gli arredi preziosi sono stati portati a Torino e la sinagoga è stata chiusa a lungo, fino al 2003 quando i restauri hanno riaperto le attività culturali del luogo, che resta consacrato ma non officiato.

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