Newspicker è il primo giornale basato su un algoritmo i cui contenuti sono generati attraverso la ricerca, l’analisi e la selezione eseguite da un software. Newspicker seleziona online le notizie rilevanti, i commenti, le discussioni e i dati, e li assembla in articoli inediti per offrire un quotidiano di qualità. Pur non avendo una redazione di giornalisti, il contenuto di Newspicker è sempre originale, con un taglio editoriale particolare.
Filippo Campofelice ha presentato Newspicker durante la sua conferenza “Algorithmic Journalism” presso Confindustria Novara il 6 Maggio scorso, all’intero dell’evento TEDx Novara. Le reazioni del pubblico sono state diverse.
Riflessione personale
Prima di presentare l’intervista a Filippo Campofelice, una riflessione personale.
Guardo con crescente attenzione a come gli algoritmi dei social network e dei motori di ricerca possano condizionare la percezione della realtà che ciascun utente ha. E’ infatti noto, ad esempio, che aprendo la home page di Fecebook o facendo una ricerca in Google, ciascuno di noi ottiene dei risultati diversi perché personalizzati, presentati dal software a seconda di numerosi fattori, come ad esempio gli interessi che abbiamo mostrato di avere durante le precedenti sessioni di lavoro online, il posto dove siamo ecc. Non solo la pubblicità, quindi, viene programmata cercando di indirizzarci messaggi a target, ma l’intero ambiente in cui ci immergiamo ci appare in un modo che gli algoritmi dei software “ritengono” sia più vicino alle nostre propensioni e relazioni. Ciascuno ha così, più o meno consapevolmente, una rappresentazione della realtà tutt’altro che oggettiva.
Sono anche convinto che la categoria dei giornalisti e gli editori dei media abbiano una forte responsabilità nei confronti della comunità a cui si rivolgono.
Un’obiezione legittima è che anche i giornalisti possono essere parziali e trasmettere una visione distorta della realtà. Certamente, ma è più facile smascherarli e “fare la tara” una volta che si conosce l’orientamento della testata su cui scrivono, ad esempio.
Gli algoritmi invece lavorano in modo così subdolo che anche le persone più attente rischiano di farsi condizionare. Il discorso è estremamente ampio, io non sono un esperto per trattarlo e non è nemmeno questa la sede per farlo. Ma il pensiero che mi è subito passato per la testa vedendo Newspicker è stato: se anche le notizie “a monte”, quelle che le persone condividono sui social network, non saranno più verificate e organizzate dagli umani, ma saranno elaborazioni che includono quanto emerge dal comportamento dei lettori stessi, non rischiamo forse di entrare in un loop dove l’uomo, illudendosi di controllare la realtà, effettivamente ne perde totalmente il controllo?
Queste sono le mie personali riflessioni “a caldo”, dalla semplice prospettiva di un professionista con competenze di base trasversali su giornalismo, tecnologia e marketing, ma tra il pubblico della conferenza TEDx Novara ciascuno ha fatto le sue considerazioni, nella sua visione del futuro ancorata al proprio bagaglio culturale, alla propria professione, ai propri valori ecc.
Newspicker non esiste (attualmente)
Newspicker è un sito Web realmente raggiungibile (www.newspicker.it), ma attualmente questo giornale non esiste. E’ un Pre-totipo. Anche Filippo Campofelice non esiste. La persona che ha presentato Newspicker è stata, in realtà, Mirko Balducci, fondatore di Nefula, società che si occupa di Near Future Design.
Newspicker è il risultato di un processo di Near Future Design sul mercato dell’informazione, usato come caso di studio alla conferenza TEDx di Novara. Di TED e TEDx parleremo in un altro articolo su Piemonte Orientale & Oltre, mentre cosa sia il Near Future Design e come possa tornare utile alle aziende, non solo quelle del settore editoriale, ce lo spiega appunto Mirko Balducci.
Mirko, cos’è il Near Future Design?
Il Near Future Design è un metodo, il cui principale scopo è di aiutare la comprensione dei cambiamenti nel presente per immaginare come questi possano portare a nuovi possibili scenari di domani. È un processo che coinvolge diverse discipline, dalla sociologia all’etnografia, passando per gli studi tecnologici fino, ovviamente, al design, alla progettazione.
Una delle peculiarità che contraddistinguono questo processo, questo metodo di ricerca, è l’accento che mette sulla partecipazione delle persone, che diventano attori attivi nel processo di costruzione del domani.
Il Near Future Design vede diversi illustri esempi di applicazione nel mondo, ma con Nefula, lo studio che ho co-fondato, siamo i primi ad applicarlo in Italia.
Come possiamo realizzare nel presente la nostra visione del futuro?
Come Nefula ci affidiamo a degli strumenti che chiamiamo Pre-totipi: qualcosa che viene prima del prototipo. Fateci caso, se si vuol ricevere un parere su un’idea, la cosa migliore sarà mostrarla a qualcuno. Il Pre-totipo fa esattamente questo, concretizza un possibile scenario futuro facendo credere che sia reale.
Newspicker ne è un piccolissimo esempio: le persone, durante la mia presentazione a TEDx Novara, per cinque minuti hanno veramente creduto che esistesse un quotidiano completamente scritto da software e algoritmi. E lo hanno creduto possibile per tanti motivi, un po’ perché questa idea “è nell’aria”, un po’ perché abbiamo creato degli elementi che rendessero credibile l’idea: un sito internet, una copia del giornale stampato, nel programma ero presente sotto il nome di Filippo Campofelice e sono usciti dei veri articoli di giornale in cui comparivo con questo nome. Una cosa che non esiste è stata per pochi minuti reale davanti agli occhi delle persone, generando pareri e commenti.
Gli stessi pareri e commenti che per un’azienda sono materiale prezioso nello sviluppo di un nuovo prodotto, o per un Comune nella definizione di un servizio per i cittadini.
Come il Near Future Design può aiutare un’impresa a sviluppare i suoi servizi?
Oggi è difficile per chiunque confrontarsi con il cambiamento. Viviamo un’era di innovazione esponenziale, sono pochissimi i soggetti che hanno le potenzialità per stare al passo con queste innovazioni e ancora meno sono i soggetti che possono indirizzarle.
Il Near Future offre a un’impresa la possibilità di avere, prima di tutto, una mappatura delle tensioni in atto, grazie a strumenti di ricerca basati sull’analisi di big data e conversazioni on-line. Che cosa fanno le persone, di cosa parlano, come ne parlano? Un bell’esempio di tutto questo è Infosfera, un lavoro di ricerca che abbiamo svolto, insieme a Eumetra Monterosa, sul tema del giornalismo e della creazione delle notizie, da cui poi è nata l’idea di Newspicker.
A questo punto è possibile provare a immaginare diverse prospettive, i Futuri Possibili. Ad esempio, un’azienda potrebbe voler sviluppare un servizio in linea con un Futuro Possibile, e per renderlo accessibile alle persone questo verrebbe pre-totipato. A quel punto non solo l’azienda avrebbe feedback interessanti sulla sua idea di servizio, ma avrà fatto sì che il potenziale pubblico si sia abituato all’idea che un giorno quel servizio sarà possibile.
Una cosa simile, ma non proprio uguale, è stata fatta da Amazon con il suo servizio di posta tramite droni, di cui si parla da anni ma che ancora è lontano dall’essere operativo. In questo lasso di tempo non solo le persone si sono abituate all’idea, ma è nato un enorme fermento che ha coinvolto tutta la filiera, da chi produce i droni a chi fa le leggi, tutti si stanno attivando chiedendosi come sarà avere il cielo di New York pieno di droni e pacchetti.
Quali sono i vantaggi e anche i rischi nello sviluppo di queste tecniche?
Oltre ai vantaggi per i singoli soggetti, vedo un importante ruolo sociale nel Near Future Design. Cominciare a ragionare in un’ottica di futuri, al plurale, è un modo per poter mettere noi, le persone, al centro del processo di definizione del nostro domani. Ragionare in un’ottica di possibilità può scardinare il potere di quei grandi soggetti che oggi influenzano il nostro immaginario e le nostre vite, quelli che Morozov definisce come “i signori del silicio”: Facebook, Google, Apple etc.
Il Near Future Design è un processo che porta a produrre immaginario e a condividerlo, e questa è una cosa che riteniamo di fondamentale importanza nel mondo in cui viviamo.
I rischi dipendono sempre da come fai le cose: noi di Nefula teniamo molto alla diffusione della metodologia, ad offrire alle persone la possibilità di farla propria, e di iniziare a vedere il mondo con occhi diversi. Per fare questo offriamo corsi e workshop, oltre a parlare durante talk e conferenze, come a TEDx Novara.
Il talk di Mirko Balducci a TEDx Novara 2016
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