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Il 30 Maggio scorso, l’assemblea dei presidenti delle Camere di Commercio italiane ha approvato a larga maggioranza il documento di riorganizzazione del sistema camerale messo a punto da  Unioncamere dopo un’ampia consultazione. La  proposta, che  attua  la  legge  Madia  di  riforma  della  Pubblica Amministrazione,  contiene  il  piano  degli  accorpamenti  degli enti  camerali  che da  105  passano  a  60. Nel progetto si prevede l’accorpamento della Camera di Commercio di Biella e Vercelli con quella di Novara e quella del Verbano Cusio Ossola. Il documento deve essere vagliato dal  Ministero  dello  Sviluppo  economico che, entro 60 giorni, deve varare definitivamente, con proprio decreto, la nuova geografia del sistema camerale.

Dell’argomento ci aveva già parlato Maurizio Comoli, Presidente della CCIAA di Novara, nell’intervista per Piemonte Orientale & Oltre pubblicata lo scorso Dicembre, a seguito della quale avevamo affermato che il 2017 sarebbe stato l’“anno zero” del Piemonte Orientale.

A proposito dei recenti sviluppi sull’accorpamento delle CCIAA, riportiamo quindi la dichiarazione che Comoli ci ha rilasciato: «Condividiamo sicuramente la scelta del Quadrante, con cui si configura una realtà economica di notevole impatto, grazie alla presenza di 97.000 imprese e unità locali, un valore aggiunto di oltre 21 miliardi di euro e un valore dell’export superiore ai 9 miliardi, elementi che rendono questo territorio secondo soltanto a Torino. L’opzione della sede legale a Vercelli in virtù del maggior numero di imprese derivante dalla fusione con Biella (42.071 unità, a fronte delle 38.262 di Novara) risulta meno rispondente ai criteri di equilibrio e centralità territoriali, motivo per cui ci siamo astenuti, ma che non riteniamo infici la bontà del progetto, su cui l’ultima parola spetta al ministro Calenda».

La CCIAA di Biella e Vercelli ha rilasciato un comunicato che riportiamo, parzialmente, di seguito.

«Si tratta di un successo – commenta Alessandro Ciccioni, presidente della CCIAA di Biella e Vercelli – sotto diversi punti di vista. Intanto perché abbiamo  gestito  il  processo  di  riforma  del  sistema camerale collaborando attivamente con i ministeri anziché subire un’imposizione dall’alto che avrebbe potuto essere molto più penalizzante. Non dimentichiamoci che all’inizio si era ventilata addirittura la soppressione dell’intero sistema camerale. La direzione imboccata era  chiara: razionalizzare per migliorare l’azione delle Camere; mettersi di  traverso sarebbe stato inutile e controproducente. Il documento approvato ieri è il frutto di un percorso iniziato anni fa e che ora è giunto ad una prima importante tappa».

«Negli  anni si sono ventilate tante ipotesi di unione diverse – aggiunge Ciccioni – ma alla fine come Camera di Biella e Vercelli abbiamo aperto verso Novara per risolvere una situazione di accorpamenti difficili per motivi geografici; in caso contrario, avremmo ottenuto solo un’aggregazione imposta dall’alto e con aree non contigue che avrebbe creato più  problemi che opportunità. Inoltre, partiamo con alle spalle una prima fusione, tra Biella e Vercelli, che ci ha permesso di  fare  una  grande esperienza, preziosa per la collaborazione e il dialogo con gli altri  territori».

Per quanto riguarda l’inclusione anche del Verbano Cusio Ossola, «la proposta è arrivata direttamente da Unioncamere nazionale – racconta Ciccioni – e in assemblea sono intervenuto per segnalare che la Camera di Commercio di Biella e Vercelli non aveva nulla da obiettare se il VCO avesse deciso di restare da solo, come previsto dalla legge di riforma. Però il buon senso, la vicinanza territoriale e anche la consapevolezza che, sia dal punto di vista economico che politico, stare tutti insieme avrebbe avuto più senso, ha reso Biella e Vercelli favorevole a tale ipotesi».

Per quanto concerne il Piemonte, gli accorpamenti previsti riguardano le CCIAA di Asti ed Alessandria (82.947 imprese, con sede legale ad Alessandria) e le CCIAA di Biella-Vercelli, Novara e Verbano Cusio Ossola; Torino e Cuneo invece restano autonome perché entrambe superano il limite, fissato dalla riforma, delle 75mila aziende iscritte al Registro Imprese.

Il presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello ha spiegato che «la razionalizzazione salvaguarda la presenza capillare del sistema camerale in un’ottica di  crescita dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione delle Camere. Tutto ciò anche per adempiere al meglio ai nuovi compiti e alle nuove funzioni che la riforma ci affida». Ciò  significa  che  tutti  i  territori  dovranno  essere  presidiati  e  non  sono  previste  chiusure  di  uffici decentrati, che dovranno lavorare in modo concreto sulle funzioni affidate alle Camere di commercio quali la digitalizzazione, il turismo, l’orientamento e la formazione, a cui si è aggiunto anche il piano nazionale Industria 4.0, del cui network gli enti camerali costituiscono un tassello importante.